La lettera che vorrei inviare ha come destinatario… rullo di tamburi… Me stessa.
Parte 1, il preambolo.
Ricordo che quando ero piccola scrivevo spesso delle lettere che poi imbustavo e mettevo dentro a un cassetto, poi lo riaprivo, scartavo la carta e mi mettevo a leggere. Del contenuto sinceramente non ho memoria, ricordo solo che amavo la sensazione di ricevere qualcosa, un messaggio da qualcuno, e non sapevo bene perché facessi questa cosa, mi piaceva pensare che ci fosse qualcuno che mi pensasse. Adesso posso solo immaginare, non ne sono sicura al cento per cento, che fosse la mia mente a mettere in atto un meccanismo inconsapevole di autodifesa, perché al tempo non avevo nessuno e mi sentivo molto sola. Adesso me ne rendo conto.
Parte 2, la lettera a Mina (l’alias che mi sono scelta).
Cara Mina,
non ti chiedo come stai perché so che lo sai tu e lo so bene anche io. Tre giorni fa ti è arrivata l’ennesima porta in faccia per quella cosa che per te rappresenta il progetto di vita, il tuo posto nel mondo, la tua ragion d’essere, quella cosa che hai avuto davanti per tutti questi anni ma non hai saputo riconoscere, per la quale tra un po’ sarà troppo tardi, quella scelta che più non la ottieni più ti inchiodi a lei. Per quanto te la senti dentro, ancora prima della conferma già sapevi che avresti ricevuto l’ennesimo rifiuto. Ci hai pianto su prima, per prevenire, ma quando è arrivata la conferma, il dolore è stato uguale a tutte le altre volte. Continui a chiederti perché, cosa ti manca. Questa volta, in fin dei conti, avevi fatto tutto il possibile con quello che avevi e sapevi fino a quel momento, ti sei equipaggiata di tutto quello che ritenevi necessario, con un sorriso ti sei fatta coraggio ed hai affrontato la sfida fino alla fine. Ma non è bastato.
Oggi, percorso un altro passo avanti (perché la vita continua dopo la batosta), ti sei chiesta “Ma come fai a continuare?” ed eri fiera, o quantomeno felice, nonostante tutto. Lo sai come fai a continuare, perché sei forte. Sei abituata ai no e questo ti fa soffrire ogni volta tanto quanto volevi che quei no fossero dei sì, ma sai anche che non saresti quella che sei se non ci fossi passata di persona. Hai imparato ad andare avanti, sai come si reagisce, come fare a non cadere nell’oblio (che poi ci cadi, ma per meno tempo), quindi come si fa a cadere, ma a cadere bene, senza spaccarti le ossa ma ammortizzando. E hai detto poco!! Poi pensi lo stesso, per sdrammatizzare “Ao ma me capitasse almeno una volta pure a me un colpo di c.. ehm..fortuna, una volta ogni tanto oh, zero, niente”.
Mina, quello che voglio dirti è che la vita è dura, bisogna lottare, non ti regala niente nessuno, scordati il lieto fine, e va bene così. Il passato è stato, non si può cambiare. Sai che se avessi saputo tante cose, avresti preso delle decisioni diverse e ora non ti staresti mangiando le mani. Probabilmente saresti più felice, ma non puoi neanche darti tutte le colpe. Devi sapere e riconoscere che sei una che fa sempre tutto il possibile, che non si è mai tirata mai indietro, ricordalo e vanne orgogliosa. Sii più dolce con te stessa, abbi cura di te.
Parte 3: il riepilogo.
Vorrei solo dire a Romina: Le tue canzoni mi hanno aperto il cuore. Ho scoperto cose di me che non sapevo di poter provare. Grazie.
Ho voluto scegliere Mina perché ricorda un po’ Romina, che è di Roma come me, quindi Ro+Mina.
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