È stato breve ma intenso. Rumore, caos, confusione e io che ti dicevo che il mio cuore era lì con te. E che dove stava il mio cuore era casa mia. Sapevi tutto di me, sapevi quanto ero a pezzi, sapevi quanto per me fosse difficile mostrarmi debole, vulnerabile, aprirmi, abbassare la guardia e mostrare al mondo cosa nascondevo sotto la maschera che mi ero incastrato sulla faccia.
Sapevi quanto cercassi di impegnarmi per rimettere insieme quell’ammasso di macerie che chiamavo vita, la stessa vita che sapevi avevo cercato di togliermi, anche solo affogando nell’alcool.
Sapevi che per anni non mi ero mai reputato degno di te, che avevo lavorato anni per migliorare costantemente, per lasciare che quel bambino smarrito e terrorizzato dal mondo, quell’adolescente intrappolato nel silenzio, quel ventenne tradito e abbandonato da chiunque, quell’adulto che chiunque sfruttava e gettava via potessero essere felici.
Non è bastato. Non basta mai.
Quando quella sera usasti tutte le mie paure e le mie confidenze per ferirmi per poi guardarmi attraverso coi quegli occhi che tanto adoravo io non riuscii a dormire, fosti talmente glaciale che quel gelo mi entró dentro e mi fece tremare tutta la notte.
Per andarmene dovetti strapparmi il cuore dal petto e ancora oggi ho una voragine che pulsa.
O così pensavo.
Perché negli anni ho capito che alla fine non ero stato sincero, che non eravamo stati sinceri, ma con noi stessi in primis. Che l’amore e la poesia di cui tanto ci riempivamo la bocca, altro non erano che la nostra speranza che forse avremmo potuto dare un tocco di colore a due vite in bianco e nero.
Troppa pressione, troppa responsabilità, troppa paura di cui non volevamo parlare. Troppa fretta.
Mi dispiace.
Non potevo amarti e tu non potevi amare me, non avremmo mai vissuto un sogno, ma sicuramente eravamo intrappolati in un’illusione che ci sforzavamo di tenere in piedi a suon di accuse reciproche, risentimenti e parole non dette.
Saresti contenta di come sono ora? Certe volte me lo chiedo, certe volte mi chiedo se sai quanto quel dolore è stato importante per me, quanto il destino mi ha spinto su strade che non avrei mai intrapreso. E certe volte mi chiedo cosa penseresti se sapessi che ogni tanto poesie le scrivo, che ho fatto pace con la persona che ero, che ho capito che non mi ero mai strappato il cuore perché semplicemente non puoi farlo.
Il mio cuore è dove sono io, e dove sono io è casa mia.
Ti dicevo che la vita è una guerra costante in cui ogni tanto trovi momenti di tregua, ma non avevo capito nulla.
La vita è solo amore, la guerra la portiamo dentro con tutto il suo sferragliare di paure e rombare di dolori, talmente intensi da farci perdere la capacità di sentirci sotto tutto quel rumore.
E le ferite che abbiamo sono come le cicatrici che pulsano quando piove, ma non significa che sta piovendo per te o contro di te.
Sta solo piovendo.
Sei stata importante, ti ringrazio per aver fatto un pezzo di strada assieme a me e ti chiedo scusa per il dolore che ti ho causato.
La persona che sono è anche merito tuo e ti auguro che tu sia felice e in pace, perché senza di te non sarei dove sono e mi assumo le mie responsabilità e le mie colpe. Ma lasciamo che questa pioggia che fa pulsare le nostre cicatrici magari lavi anche via i nostri peccati.
Sta solo piovendo.
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