La mia lettera l’ho scritta da alcuni giorni. La stringo tra le mani, ogni giorno penso che gliela darò domani.
Io lo capisco lui, conosco la sua complicata storia di vita e mi fido del suo animo puro.
Ma è un casino, vivere al fianco di una persona che ha vissuto una vita di abbandoni ed è totalmente incapace di abbandonare.
Il suo passato è un mostro ingombrante, una presenza invadente, che toglie spazio ed energie a noi.

Ma è una realtà non riesco a digerire, a viverla serenamente.
Come si affronta la paura?

La lettera è gelida, matematica.
Un elenco puntato dei miei terrori.
Sembra un registro contabile.

Ma la vera lettera la vorrei scrivere a lei.
A quella ragazza che lui ha lasciato già molto tempo fa, che è sola e impaurita e lui non vuole abbandonare a sé.

Ma continuare stare vicino a una donna che ancora lo ama e spera sempre di poter tornare con lui… il mio cervello mi ripete di scappare da certe dinamiche di dipendenza tossica.
Spesso prevale la bitch che c’è in me, che vorrebbe affrontarla impettita manco una bulla di periferia e dirle di farsi da parte, che questa ora è roba mia e non le appartiene.
Con rabbia le urlo nella mia testa che lei è una mocciosa, che sta mettendo i bastoni tra le ruote alla mia felicità.

Ma forse dovrei avere più solidarietà e umanità verso una donna sola e in difficoltà, che, per fortuna, ha trovato nel mio uomo una persona che le vuole bene in modo disinteressato.
Forse la mocciosa sono io.

Ma come si affronta la paura?
La paura di legarsi a qualcuno che non mette un freno al passato.
La paura di sciogliersi in un abbraccio che non ti include del tutto.
La paura che mi guarderà allontanarmi inerme perché non è in grado di soddisfare i miei bisogni.
La paura che lui non conosca la soluzione al rebus di sé stesso.

La mia lettera è un elenco ordinato e razionale delle mie ansie.
È una radiografia emozionale, con la stessa analitica freddezza di un referto sanitario.

Ma consegnare la propria totale nudità nelle mani di un altro essere umano con solo la vaga speranza nel cuore che possa essere compresa, rispettata e amata completamente, è una ammissione di fragilità spaventosa.

Rigiro il pezzo di carta tra le mani. Continuo a ripetermi: domani.

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