Questa è la storia di un ragazzo, avrà avuto dai sei ai quattordici anni, narra di un contato mancato, appena sfiorato oppure forse solo immaginato tanto da perderci il senno. Prima di coricarsi pigiava la mano contro il muro nella speranza che qualcuna, chissà dove o quando, facesse altrettanto. Non gli importava quale distanza gli separasse, era certo della sua esistenza e che lei facesse lo stesso, non solo, era convinto che le loro azioni gli avessero fatti incontrare o fatti separare per il resto delle loro vite. Questo rito che si ripeteva ogni sera un giorno gli sembrò appartenere ad un gioco più grande di lui, chi ripone troppe speranze nel destino finisce male, pensò, così smise di farlo. Passarono molte stagioni, sventure e tentati amori finché una sera al suo esordio con le droghe vide un murales nascosto tra i cespugli fuori dalla discoteca, nel muro il monito era chiaro: “tu non l’avrai mai”. Scoppiò in lacrime, che fosse il frutto di un allucinazione o la realtà, aveva abbandonato un desiderio che un tempo lo faceva sentire davvero vivo. Sentii di aver tradito ciò che di più vero possedeva in cuor suo ma ci sono leggi che l’uomo non comprende ed è un bene che sia così. Pochi anni dopo quella notte il giovane venne internato in un reparto psichiatrico, non servirono parole o gesti eclatanti, lei la attirava in modo magnetico e non ci volle molto per scoprire che si trattava dell’altra metà del muro, unirono i palmi in segno di vittoria, coincidevano. Lei ora aveva un nome, ma le regole del fato spesso fanno beffa dei mortali. La sua malattia l’avrebbe gli avrebbe allontanati nuovamente, il loro amore divenne impossibile ma con le lacrime agli occhi e un dito medio rivolto al celo quel ragazzo fu grato di averla potuta almeno conoscere. Questa in vero è la mia storia, nessuna finzione o artificio, il reale tal volta supera l’immaginario.

  • Johnny Totti
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